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Concorso a cattedra. Turi: fretta politica e mancanza di confronto alla base del flop

UIL - Comunicato di Turi, segretario UIL scuola.
Dati noti e conseguenze prevedibili
Squilibrio territoriale
Per numero di posti
Più al Nord
Meno a Sud
Per numero di candidati
Più al Sud
Meno al Nord


Commissioni giudicatrici
Difficoltà a  reclutare i commissari
Mancanza di risorse
Fatta la legge
non c’è la circolare applicativa sui nuovi compensi
Mancanza di tempo
Le attività esaminatrici vanno svolte al di fuori dell’orario di servizio
Squilibri territoriali
Più al Sud
Meno al Nord
Candidati abilitati
Coloro che hanno
solo il titolo
Coloro che hanno
anche il servizio
Coloro che sono inseriti nelle GAE
di prima fascia
Coloro che sono presenti nelle graduatorie
di terza fascia
Esclusi dal concorso
Docenti non abilitati che vantano oltre 36 mesi di servizio.

L’impostazione che è stata data al concorsone è viziata da una serie di elementi tutti negativi: la fretta politica, la sottovalutazione della complessità della  procedura, la mancanza di un progetto di fattibilità, la mancanza di confronto e dialogo e la predisposizione, in risposta, di una procedura tutta burocratica con  la pretesa dell’innovazione (computer based, lingua straniera, ecc).
Con questo insieme di dati e con queste premesse– fa notare Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola -  partendo da una fotografia  reale delle diverse situazioni professionali si sarebbe potuta prevedere una prova di accesso per i diplomati magistrali in possesso dell’abilitazione, acquisita prima del 2000.
Dopo il 2000 – precisa Turi – quel titolo non è più abilitante ed  ha perso la validità giuridica.
Oggi occorre una formazione universitaria e l’acquisizione di specifica abilitazione.
C’è poco da stupirsi quindi, se si valutano i dati in modo obiettivo: la scuola dell’infanzia e la scuola primaria raccolgono la maggior parte dei candidati di questo concorso. E’ dunque  presumibile una forte presenza di candidati che ancorché forniti di abilitazione (quella del vecchio istituto magistrale) o non aveva mai insegnato o ha cercato di cambiare lavoro o ancora se era inattiva con un titolo di studio valido, ha partecipato al concorso con la speranza di un posto nella scuola.
Vale la pena di sottolineare che le commissioni sono costituite da docenti – e pur nell’assurdo paradosso, mette in evidenza Turi, che li vede al top della stima delle persone e in coda ai livelli retributivi nelle categorie professionali – che hanno mostrato serietà, rigore, coerenza, vitalità del sistema, svolgendo un lavoro selettivo in favore della scuola pubblica che ha bisogno di docenti preparati ed anche motivati.
Quindi non è la scuola che è mancata, né i candidati ma, forse, qualche responsabilità se la prenda chi ritiene di essere autosufficiente, di non parlare con nessuno e di nascondersi dietro la propaganda del tutto va bene, salvo ribaltare le responsabilità sul personale che amministra.
Ci auguriamo  - sottolinea il segretario della  Uil Scuola - che si inauguri una nuova stagione in cui il confronto pubblico e trasparente possa favorire le scelte migliori e contribuire a fare il minor numero di errori.
Ed infine – puntualizza Turi - non è possibile parlare di scuole e di personale, traendo giudizi del tutto gratuiti, focalizzando il dibattito su situazioni del tutto marginali come quelle che stanno animando il dibattito di questi giorni: 100 mila docenti, peraltro aspiranti al ruolo, rappresentano il 10% del personale docente della scuola che, ricordiamo, riceve il gradimente del 70% delle famiglie italiane che in una graduatoria di gradimento li mette al terzo posto dopo magistrati e forze dell’Ordine. 

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